La navata

1. Costruzione della chiesa. Sant’Andrea sorge nel sito chiamato, nel XVI secolo, piazza da Siena per la presenza in essa del palazzo Piccolomini, fatto costruire da papa Pio II (1458-1464). Su questa piazza si trovava anche una piccola chiesa dedicata a san Sebastiano, eretta sul luogo dove, secondo la tradizione, era stato ritrovato il suo corpo martoriato. Nel 1582 Donna Costanza Piccolomini, Duchessa di Amalfi, lasciò in eredità il palazzo ai Chierici Regolari Teatini per la costruzione di una chiesa in onore di S. Andrea, patrono di Amalfi. Il primo progetto della chiesa è opera del teatino Francesco Grimaldi. Per volere del cardinale Alfonso Gesualdo, il progetto fu sottoposto alla revisione di Giacomo Della Porta, architetto personale del cardinale. Iniziata nel 1591, la costruzione proseguì fino al 1608, anno in cui prese la direzione dei lavori Carlo Maderno. Questi aggiunse alla grande navata, già in piedi, l’abside e la cupola. La chiesa venne consacrata nel 1650. Presumibilmente nel 1661 iniziarono i lavori della facciata, su progetto di Carlo Rainaldi, e fu terminata nel 1667. Accanto al Rainaldi, già dal 1662, è segnalata la presenza, “per ricognizione” e per l’assistenza, di Carlo Fontana.

2. La navata. Il vastissimo interno di Sant’Andrea della Valle è a croce latina con le braccia del transetto appena sporgenti. La lungheza interna della chiesa misura 354 palmi romani (= m. 78.41), calcolato a partire d’una linea, con segnata la misura del palmo romano, che fa cm. 22.15. L’altezza

“dal matonato insin dove posa la croce con la stela di bronzo”

sono 324 palmi (= m. 71.78). Il transetto,

“dal uno muro ad altro”,

sono 193 palmi (= m. 42.73).

“La larghezza della nave, palmi 75 (= m. 16.61), la sua altezza dal matonato insin sotto la volta palmi 139” (= m. 30.78).

La navata è fiancheggiata da sei cappelle intercomunicanti, a pianta rettangolare e con volta a cupola. Possenti pilastri scanalati con capitelli corinzi sorreggono e l’alta trabeazione –che reca un’inscrizione latina tratta dalla Passio S. Andreae:

+ B. ANDREAS RESPONDIT: PRIMUS HOMO PER LIGNI PREVARICATIONEM MORTEM INDUXIT… ET IN SE SUSCIPIENS MORTALITATEM NOSTRAM, SUAM IN NOBIS IMMORTALITATEM DONAVIT

– ed inoltre una ricca cornice su mensole. Sulla cornice poggia la volta a botte nella quale si apronono gli strombi delle finestre. Alle arcate delle cappelle segue, su ogni lato, l’arcata minore di due vestiboli comunicanti con l’esterno.

3. La decorazione della volta. Nella navata, la volta, con angeli in stucco di Michele Tripisciano (1860-1913), fu decorata da noti artisti operanti a Roma agl’inizi del ‘900, che vi dipinsero scene riferentesi, per lo più, al mistero dell’Immacolata Concezione di Maria. A Salvatore Nobili si devono Il Protovangelo, primo annuncio della salvezza all’umanità, e L’apparizione di Maria, la madre de Gesù e la nuova Eva, alla venerabile Orsola Benincasa in Napoli il 2 febbraio 1617 da cui è derivata poi la devozione dello scapolare dell’Immacolata Concezione. Sono di Virginio Monti, La proclamazione del dogma dell’Immacolata e La Visitazione di santa Elisabetta, e di Cesare Caroselli, La Sacra Famiglia e L’Annunziazione sulla parete d’ingresso, mentre Silvio Galimberti eseguí le figure degli Apostoli che si trovano nelle lunette delle finestre.

4. Il pavimento della basilica. Nel corso del 1905, il Preposito Generale e Rettore della chiesa, padre Francesco di Paola Ragonesi, cominciò a preocuparsi della sostituzione della pavimentazione, realizzata in cotto nel 1758. Su disegno di Paolo Medici, capo d’Arte scalpellino, i lavori artistici e quelli murari furono assunti unitamente da Paolo Medici e dal muratore Domenico Gilli. In perfetta conformità al contratto, il pavimento venne terminato verso la fine di febbraio del 1907, dopo soli tre mesi di lavorazione.