Cappella di Nostra Signora del Sacro Cuore

1. La cappella.

“Al 1887 non vi era culto in questa capella… Vi pendevano per giunta le funi delle campane ed era sconcio a vedere le mosse scomposte di quei che le suonavano, dovendo impiegare una forza considerevole in ragione dell’altezza del campanile.”

Rimosso il dipinto rovinato e lacero di San Carlo orante con angeli e putti (Bartolomeo Cavarozzi, detto Bartolomeo del Crescenzio, c. 1590-1625), la cappella della Vergine, già dei Crescenzi, fu dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore. Nel biennio 1887-1889 Aristide Leonori, discepolo di Virginio Vespignani, ne rinnovò l’architettura. Tutta la capella è in marmoridea. Il lavoro fu eseguito con finezza d’arte dalla ditta Boggio-Riccardi.

2. L’immagine e l’altare della Madonna. La sacra effigie, dipinta da Silverio Capparoni, è un lavoro notabilissimo di pietà e di arte. Pio IX, alla vista della Madonna così dipinta, esclamò:

“Questa è l’immagine che noi volevamo”,

e la benedisse. La sacra effigie sta collocata in mezzo ad una ricca cornice di metallo a cui fa nobile ornamento una raggiera di metallo dorato. L’altare è di marmo filettato in oro, con colonne scannellate ai fianchi e dorate nei capitelli e nelle basi. L’altare con il pavimento, anch’esso di marmo, furono donati dall’avvocato Camillo Grilli e benedetti il 2 febbraio 1889.

3. Il monumento funerario. Il monumento della contessa Tomati Robilant (Rinaldo Rinaldi, 1793-1873), che presenta sensibili influssi canoviani, esisteva già prima del restauro. Esso porta questa iscrizione:

A. + O. /
PRAXEDES. COMITISSA. TOMATI. DOMO. ASTA. POMPEIA. /
BENEDICTI. NICOLIS. EX. COM. ROBILANT. DULCISSIMA. CONIUX. /
TANTO. VIRO. ORBATA. VIDUA. SPECTATISSIMA. /
RELIGIONE. PRUDENTIA. LIBERALITATE. NULLI. SECUNDA. /
SUPR. DIEM. OBIIT. III. ID. NOV. MDCCCXXXIV. AN. NATA. LX. P. M. /
PRESB. JO. BAPT. MARELLI. HAERES. /
H. G. A. M. P.