Cappella Rucellai o Dei beati teatini
1. La cappella. Eretta su i disegni di Matteo Castelli di Melide, parente del Borromini, la cappella già dei Rucellai, poi dei Ruspoli e dei Campana, fu dedicata originariamente ai Santi Angeli. Quindi, nel 1764, al beato Giovanni Marinoni, a cui si aggiunse, nel 1772, il beato Paolo Burali D’Arezzo e, nel 1803-1804, il beato Giuseppe Maria Tomasi, ragione per cui la capella venne chiamata dei Beati. Nel 2001, tolti via i due quadri dei santi Sebastiano e Lorenzo che celevano la decorazione originale delle pareti laterali, la cappella è stata totalmente restaurata. Gli antichi dipinti del Pomarancio, a eccezione del San Michele Arcangelo, ormai definitivamente distrutto, sono andati in bella vista. Nella parete di destra, il Padre Eterno nel momento di conferire la missione al arcangelo Gabriele (Missus est angelus Gabriel) e, nella parete di sinistra, l’arcangelo Raffaele quando invita i due Tobi, padre e figlio, a lodare il Signore. La cupoletta e i pennacchi sono adesso un paradiso di angeli, il cui numero –asseriva l’équipe restauratore- nessuno è mai riuscito a contare.
2. Decorazione della cappella. Il primo dipinto sull’altare fu un San Michele Arcangelo che scaccia i demoni dal cielo opera di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio (c. 1625-1626), oggi perduto. Nel 1765, vi si collocò un quadro del beato Giovanni Marinonio di Alessio Elia, sostituito qualche anni dopo dalla tela attuale, raffigurante i beati teatini Giovanni Marinoni e Paolo Burali D’Arezzo. Al dipinto originale si aggiunse, posteriormente al 1803, l’effigie del beato Giuseppe Maria Tomasi. La tela, sottoposta nel 2000 ad un accurato lavoro di restauro, non può essere attribuita al siciliano Francesco Manno (1754-1831), autore magari della figura del Tomasi aggiunta al quadro in seguito alla sua beatificazione, bensì a Pietro D’Angeletti (1758-1786) che, nel 1772, dipingeva non solo il quadro del beato Paolo Burali, oggi nella Curia Generalizia dei Teatini, dal quale si ricavò il rame commemorativo della sua beatificazione, ma anche i due quadri dei beati Marinoni e Burali, visibili sulle pareti del transetto della antica chiesa teatina di San Silvestro al Quirinale.
3. I due temi del Pomarancio. Al posto dei due quadri laterali, rimossi nel 2000, raffiguranti San Sebastiano e San Lorenzo, di anonimo artista di scuola romana della fine del XVII secolo, provenienti dalla cappella di San Sebastiano, ivi collocati, dopo esserne allargata la tela, verso il 1869
per ricoprire le pitture del Roncalli, non convenienti al luogo. E per lo stesso motivo furono ricoperte con tela le lunette,
oggi si ammirano, accuratamente ristaurati i due temi del Pomarancio, “non convenienti al luogo” quando fu successivamente dedicato al culto dei 3 Beati Teatini. Sulla parete della destra, l’arcangelo Gabriele inviato dal Padre Eterno ad annunciare a Maria l’incarnazione del Verbo (Missus est Angelus Gabriel…), ed in quella, a manca, l’arcangelo Rafaele, reduce del viaggio con il giovane Tobia, invitando padre e figlio a ringraziare Iddio. Dopo il restauro del 2001, le lunette della capella sono rimaste senza decorazione mentre all’interno della cupoletta si vedeno innumerevoli angeli e puttini, opera del Pomarancio, coerenti con l’originale intitolazione della cappella.
4. I monumenti sepolcrali. Lateralmente si trovano quattro urne sepolcrali di marmo nero venato con le relative iscrizioni. La prima, a sinistra, ricorda il fondatore della cappella, Orazio Rucellai, che, vivente ancora nel 1603, fece eseguire sibi et suis il monumento. Segue quindi il monumento che O. Rucellai eresse in memoria di suo zio materno, il celebre letterato autore del notissimo Galateo, Mons. Giovanni Della Casa. A destra, si trova il cenotafio di Mons. Annibale Rucellai, vescovo di Carcassone in Francia, incaricato dal pontefice teatino Paolo IV e da s. Pio V d’importanti uffici presso Enrico II, quindi nominato da Clemente VIII governatore di Ancona, Bologna e Roma, mentre l’urna sepolcrale numero quattro rimane tuttora senz’ iscrizione.