Cappella di San Sebastiano
1. La cappella. Nel 1869 fu restaurata dal architetto romano Martinucci per ordine e a spese di Pio IX (1846-1878) il quale volle che in essa si onorassero i tre grandi protettori contro la pestilenza e le malattie infettive: san Sebastiano, san Rocco e santa Marta. L’epigrafe, che si trova nella parete destra, dice:
PIUS IX P. M. /
PRINCEPS OPTIMUS BENEFICENTISSIMUS /
AEDICULAM HANC SEBASTIANO MARTYRI SACRAM /
PICTURIS CULTUQUE SPLENDIDIORE INSTAURAVIT, ORNAVIT /
AC SS. ROCHO ET MARTHAE DICAVIT /
ANNO MDCCCLXIX.
Le pitture. Invece delle due primitive tele laterali, credute di buona scuola del ‘600, che ricordavano i santi romani Lorenzo e Sebastiano, oggi si vedono due affreschi di Guido Guidi (1835-1919), pittore romano allievo del Minardi, rappresentanti San Rocco e Santa Marta. Alla base di questo affresco leggesi:
CHRISTUS DOMINUS, AUCTOR CHARITATIS, FONS VITAE, MISEROS AEGROTOS, MARTHA DIVINI SERVATORIS HOSPITA DEPRECANTE, SANITATE RESTITUIT.
Sull’altare c’è un San Sebastiano eseguito nel 1614 da Giovanni de’ Vecchi (1536-1615), allievo di Raffaellino del Colle, che è stato restaurato nel 2000. Nei tondi della cupoletta, gran parte messa a oro, sono effigiate quattro fanciulle, che tengono in mano la croce, la catena, la freccia, la palma e la corona, alludendo al martirio e alla gloria di s. Sebastiano. Nelle lunette si vede lo stemma di Pio IX e nei triangoli il monogramma di Cristo in mezzo alla corona di palme.
3. I cenotafi. Lateralmente si vedono quattro cenotafi di marmo bianco vetato. A destra, uno a Vincenzo Cini morto nel 1845 e suo figlio Raffaele; l’altro a Pellegrina Cini e sua figlia. Sono opera di Adamo Tadolino. A sinistra, uno a Mons. Pietro Filippo Boatti, morto nel 1836, dello scultore Ceccarini; l’altro di Filippo Boatti, morto nel 1861.